FUNZIONE PUBBLICA

Presto la sintesi dell’intervento che verrà portato dall’AGIS sul tema della FUNZIONE PUBBLICA dello spettacolo dal vivo

2 pensieri su “FUNZIONE PUBBLICA

  1. DISCORSO DI VICTOR HUGO NELL’ASSEMBLEA COSTITUENTE, 10 NOVEMBRE 1848

    Io dico, signori, che le riduzioni proposte sul bilancio speciale delle scienze, delle lettere e delle arti sono negative per due motivi. sono insignificanti dal punti di vista finanziario e dannose da tutti gli altri unti di vista. Insignificanti dal punto di vista finanziario,.Questo è di una tale evidenza che provo imbarazzo nel sottoporre all’assemblea nazionale il risultato di un calcolo proporzionale che ho fatto.
    …e quale momento viene scelto? E’ qui a mio parere l’errore politico più grave. Quale momento viene scelto per mettere in dubbio tutte le istituzioni in un colpo solo? Il momento in cui sono più necessarie che mai, il momento in cui, anziché limitarle, bisognerebbe ampliarle e farle crescere.
    …qual è il grande pericolo della situazione attuale? L’ignoranza! L’ignoranza più ancora che la miseria…e’ in un momento simile, davanti a un tale pericolo, che si pensa di attaccare, di mutilare, di spogliare tutte queste istituzioni che hanno come scopo preciso di perseguire, di combattere, di distruggere l’ignoranza!
    …bisognerebbe moltiplicare le scuole, le cattedre, le biblioteche, i musei, i teatri, le librerie. Bisognerebbe moltiplicare i luoghi di lettura per gli uomini, tutte le organizzazioni, tutte le istituzioni in cui si medita, in cui si istruisce, in cui ci si raccoglie, in cui si impara qualcosa, in cui si diventa migliori; in una parola, bisognerebbe far entrare dovunque la luce nello spirito del popolo; perché è a causa delle tenebre che ci si perde.
    …siete caduti in uno spiacevole errore, avete creduto di fare un’economia di denaro, è un’economia di gloria quella che fate.

  2. Osservate la gente correre indaffarata, nelle strade. Non guardano né a destra, né a sinistra, preoccupati, con gli occhi fissi a terra, come cani. Tirano dritto, ma sempre senza guardare davanti a sé, poiché coprono un percorso, già risaputo, macchinalmente. In tutte le grandi città del mondo le cose stanno così. L’uomo moderno, universale, è l’uomo indaffarato, che non ha tempo, che è prigioniero della necessità, che non comprende come una cosa possa non essere utile; che non comprende neppure come, in realtà, proprio l’utile possa essere un peso inutile, opprimente.
    Se non si comprende l’utilità dell’inutile,l’inutilità dell’utile, non si comprende l’arte; e un paese dove non si comprende l’arte è un paese di schiavi o di robots, un paese di persone infelici, di persone che non ridono né sorridono, un paese senza spirito; dove non c’è umorismo, non c’è il riso, c’è la collera e l’odio.
    EUGENE IONESCO

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